Il sogno: rebus, collage e de-collage

Il sogno: rebus, collage e de-collage

(di P. Plocco)

“Ad un certo punto suonano alla porta, vado ad aprire e vedo mio marito in carne ed ossa, era proprio li davanti a me ed era tornato a casa …. Ho provato un grande senso di colpa “cielo, mio marito!!!” ed adesso cosa gli racconto? L’emozione è così forte che mi sveglio di colpo, apro gli occhi e provo sollievo rendendomi conto che era solo un sogno ma immediatamente dopo un gran dolore mi invade: “ma come? Sto soffrendo atrocemente per la sua perdita e non provo sollievo se lui torna?”

Questo è il sogno che Chiara (nome di fantasia di una mia cliente) mi ha portato in colloquio; era un sogno ricorrente che faceva ogni tanto e che la turbava enormemente perché in contrasto con il significato razionale che poteva attribuirgli.

Ma cos’è il sogno?

Questa la definizione tratta dal dizionario di psicologia di U. Galimberti:

Sogno: attività mentale che si svolge durante il sonno e di cui è possibile conservare, dopo il risveglio, immagini, pensieri, emozioni che hanno caratterizzato la scena onirica. Questa, essendo interamente governata dalle leggi dell’affettività, presenta una strutturazione che è completamente svincolata dai principi che regolano il pensiero logico. 

Freud definisce il sogno come “la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica”; una produzione di contenuti dove emergono: pulsioni rimosse dalla sfera cosciente, desideri repressi o proibiti, moti pulsionali antichi, violenti e incestuosi. (Manuale di psicologia generale, a cura di Del Miglio C.)

Materiale censurato dalla componente conscia dell’individuo che costituisce il nucleo del sogno e che, utilizzato in analisi, può essere trasformato in contenuto manifesto, cioè accessibile e comprensibile alla coscienza. 

Jung considera il sogno “un’autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell’inconscio espressa in forma simbolica” dove emergono elementi inconsci rimossi legati sia all’individuo sia all’inconscio collettivo. Egli parla di “grandi sogni, ossia di sogni ricchi di significato che provengono da questo strato più profondo”, archetipi, che sono simboli di un patrimonio comune di immagini di natura genetica, tendenze rappresentative ereditate di modi di essere nel mondo. Il suo approccio è dunque olistico e l’utilizzo del materiale onirico in ambito terapeutico è di tipo artistico (disegni, drammatizzazioni). (Jung C. G. L’uomo e i suoi simboli)

Per Perls, in un’ottica gestaltica, il sogno utilizza un linguaggio simile a quello dell’arte e tende a rappresentare creativamente le emozioni: un messaggio esistenziale in forma artistica il cui significato appartiene a quell’unica persona che l’ha sognato. In ambito terapeutico ogni elemento del sogno rappresenta parti vive della persona, alienate o rifiutate, che, riattualizzate, verbalizzate, narrate, drammatizzate, sviluppate e modificate nel “qui ed ora” possono essere recuperate e reintegrate. Queste parti possono essere strumento per consapevolizzare risorse, soluzioni, aspetti negati dell’identità ed agevolare il cambiamento dell’individuo. (Perls F. L’io, la fame e l’aggressività).

Hillman dice: “Un metodo comune per inumidire l’anima è sognare. Sognare è fare un tuffo notturno, fare un bagno nudi nella piscina delle immagini e dei sentimenti...i sogni sciolgono i problemi perché il loro elemento è l’acqua: le tensioni del mondo diurno vengono dissolte nel fluire dell’immaginazione. E i sogni influiscono sull’umore perché sono così pieni di umori-smo”. Egli non c’invita a portare il sogno alla luce della vita cosciente per interpretarlo o tradurlo, bensì a fermarci nel sogno, lasciando che sia esso a condurci in luoghi dove raramente arriva lo sguardo.

 

Ma cosa c’entra l’arte con il sogno?

La nostra mente si muove per immagini che diventano la rappresentazione del sogno “vissuto” perché quando sogniamo non abbiamo (o almeno quasi mai) la percezione di stare sognando ma ci appare tutto incredibilmente vero e reale; quando lo andiamo a “raccontare” e lo facciamo attraverso una modalità verbale usiamo il linguaggio che inevitabilmente è cognitivo (facciamo cioè un opera di interpretazione e traduzione delle immagini che abbiamo sognato) e lo “portiamo fuori”; il racconto stesso diventa un’interpretazione del sogno. Come possiamo “raccontare” il sogno senza interpretarlo? Questa è la domanda che già Freud aveva intuito essere sostanziale per una lettura più diretta del materiale onirico e che collega il sogno all’enigma, al rebus: un insieme di immagini che si susseguono e che celano un significato la cui decifrazione può svelare parti inespresse del sognatore.  L’interpretazione dei sogni, così come è vista da Freud, ha richiamato il meccanismo dei rebus agendo un collegamento tra psicoanalisi ed enigma. Il sogno si presenta come una serie di immagini con una connotazione surrealista in cui tutto è possibile; non ci sono regole legate alla realtà, vincoli fisici o morali, film senza spazio né tempo; secondo questa linea di pensiero il sogno può essere allineato al rebus che a sua volta può essere associato al collage dato dall’accostamento delle immagini o delle parole così come arrivano “in figura”. Il sogno diventa un collage composto da una serie di immagini che si susseguono e che vengono messe in relazione da una spinta inconscia che non segue le regole razionali e reali della nostra quotidianità. Sono spesso immagini distorte, fantastiche, stupefacenti che attraverso i nostri meccanismi neurofisiologici generano scenografie e montaggi carichi di emozioni, come se ci fosse un registra all’interno di noi stessi con capacità e competenze tali da rendere il tutto estremamente reale. Ed andiamo a realizzare un film, all’interno della nostra mente, con significati metaforici e misteriosi che solo il sognatore può decifrare.  I personaggi che appartengono alla vita reale di nostra conoscenza e che mettiamo in scena, offrono la loro immagine in qualità di attori di una storia che noi stessi abbiamo scritto e rappresentano un messaggio che arriva direttamente dall’inconscio. In sintesi il montaggio di queste immagini sottintende un messaggio che prescinde le immagini stesse e che soltanto il sognatore può leggere.

Da tutto ciò ne deduciamo che il sogno ha un significato enigmatico, come un rebus appunto, che può essere decifrato dal sognatore. (Albedo immagination, Sogno, arteterapia e collage).

Il counseling a mediazione artistica offre una modalità creativa di agevolazione tramite il sogno; il processo prevede l’uso del collage, un susseguirsi di immagini selezionate dal cliente, elaborate tramite il ritaglio e la collocazione sul foglio e che messe in sequenza danno l’opportunità di leggere un messaggio, proprio del sognatore, che proviene direttamente dall’inconscio; questa modalità permette di bypassare il linguaggio cognitivo ed evitare, quanto meno in parte, l’interpretazione.

Le fasi del processo di art counseling nel lavoro con i sogni sono:

ISOLARE: agire su un elemento in un contesto ed isolarlo mettendolo in luce – portare in figura. Lavorando con il collage il cliente opera una selezione tra le immagini lasciandosi guidare da ciò che lo colpisce e che appartiene al sogno lasciando sullo sfondo tutto ciò che non lo riguarda.

RIPRODURRE: l’immagine esercita un potere di fascinazione. Selezionare le immagini facilita un’appropriazione di quelle che appartengono al sogno come una “riproduzione” filmica.

TRASFORMARE: modificare le forme, i colori, la materia per farla diventare “altro”. Una volta portata in figura l’immagine scendo nel particolare, la ritaglio e la definisco ulteriormente; uso i materiali artistici per renderla unica e corrispondente all’immagine interna che ho costruito nel sogno.

ASSOCIARE: trovo una collocazione nel foglio/ambiente/contesto costruendo una sequenza ed associando elementi diversi tramite il collage in modo da allinearla a ciò che ci appartiene; il passo successivo è quello del de-collage, togliere ciò che è “troppo” e/o che “nasconde” operando una serie di azioni ed effrazioni perché soltanto tramite lo “scasso” possiamo arrivare a scoprire verità nascoste dentro di noi. (Grignoli L., Fare e pensare l’arteterapia)

Il risultato che emerge da questo processo è attivante di una serie di consapevolezze che ogni sognatore vorrebbe svelare tramite il proprio sogno.

 

Paola Plocco, Art Counselor e docente Cipa