Ipnosi: osservazioni generali

(di M. Pilia)

L’ipnosi ha natali che risalgono a circa tremila anni fa ed è estesa a quasi ogni campo dell’attività umana. Nonostante fosse stata oggetto di studio principalmente nel vecchio continente ed in quello asiatico, nel corso del secolo scorso l’ipnosi si è sviluppata principalmente in America del nord producendo un incremento del sapere sulle dinamiche e sugli effetti dei processi inconsci, nonché sui meccanismi con i quali opera l’inconscio stesso. Molto spesso coloro che hanno avuto successo nella storia dell’umanità, lo hanno attribuito ad un momento di completa distensione, al sonno o ai propri sogni; quindi ad uno stato d’ipnosi.

Questi personaggi, infatti sono riusciti  ad attingere dalla fonte, e cioè dal subconscio, le risorse necessarie per il raggiungimento del proprio obiettivo usando procedure ipnotiche o meglio auto ipnotiche.  Albert Einstein per esempio, nel sedersi durante le pause di lavoro, manteneva la matita in mano e si permetteva di appisolarsi fino a quando la matita, nel cadere a terra, lo svegliava e lui tornava al lavoro.

Non intendo dire che ne fosse conscio, piuttosto che produceva le proprie invenzioni durante una fase post-ipnotica in cui la suggestione - o meglio l’autosuggestione - si rivelava più efficace.  

Oggi l’ipnosi è sempre più vista, sia dall’opinione pubblica che da professionisti, come un valido strumento di guarigione o di accrescimento della produttività personale e collettiva; è ritenuta una pratica efficace  nel  trattamento di un’ampia varietà di problemi psicologici, comportamentali e psicosomatici. Può essere descritta come uno dei  metodi più efficaci di suggestione  che l’umanità abbia scoperto e si serve del grande potenziale della mente per avviare il cambiamento.

L’ipno-terapeuta, che aderisce sempre ad uno specifico codice etico, assiste il cliente nel cambiamento dei processi mentali e comportamentali accompagnandolo con la propria voce, alla co-presenza della mente razionale e di  quella irrazionale, in una o più induzioni ipnotiche.

Và da sé che la relazione tra l’ipno-terapeuta ed il proprio cliente deve essere di profonda fiducia affinché il terapeuta possa guidare la mente subconscia del cliente  verso la realizzazione di certe verità personali e segnare l’inizio di un nuovo percorso.

Durante la prima seduta, in fase di contrattazione, l’ipno-terapeuta  si trova in presenza del cliente che gli espone il suo problema nella versione razionale.

La mente razionale del cliente ha capito e deciso che qualcosa deve essere fatto nei confronti di un proprio atteggiamento subconscio, come ad esempio smettere di fumare, controllare l’alimentazione o raggiungere un obbiettivo e per questo sceglie un ipno-terapeuta. 

Si potrebbe sostenere che il processo di cambiamento quindi è  iniziato da un po’ e si avvia alle fasi cruciali.

 

Nella creazione di un rapporto professionale basato sulla fiducia, le capacità empatiche, di apertura e di comunicazione diventano quindi essenziali. La convergenza di intenti e la complicità tra cliente e ipno-terapeuta rappresentano la base solida dell’ipnosi, mentre l’esplorazione delle vie di concretizzazione le conferiscono prospettiva e dinamicità.

Con la propria dinamicità infatti, ed in tutta sicurezza, l’ipnosi permette all’individuo la regressione mentale fino a ciò che viene definito l’ Initial Sensitation Event (momento di sensibilizzazione iniziale), ovvero il momento in cui l’individuo registra come corretto e sicuro un comportamento indesiderato e nella maggioranza dei casi appreso in maniera inconscia.

La vocalizzazione di questo processo mentale in un setting non corrotto da pregiudizi, inoltre, favorisce l’elaborazione o meglio la rielaborazione delle emozioni primarie, di quel momento, nella successiva fase ipnotica e modifica di conseguenza la prospettiva dell’individuo e le sue relazioni col mondo che lo circonda nel proprio “qui ed ora”.

Durante questo primo e fondamentale incontro l’ipno-terapeuta dovrà quindi prestare attenzione al linguaggio corporeo che il cliente adotta quando parla del proprio problema; dovrà mostrarsi interessato al problema in questione e alla sua esplorazione. Questa fase è infatti di prima indagine e mira a fare un quadro della situazione. L’ipno-terapeuta   dovrà nel frattempo stabilire la tecnica ipnotica più idonea per quel cliente.

La seconda fase consiste nell’induzione ipnotica vera e propria e può raggiungere vari livelli di profondità, di cui il sonno - come lo intendiamo noi - è la fase più profonda. 

Questo è il momento in cui l’ipno-terapeuta gioca un ruolo guida fondamentale.  La propria voce deve essere modulata alla perfezione,  e deve riflettere specularmente il linguaggio emotivo dell’induzione nell’intonazione, per rendere più reale l’esposizione e facilitare il processo  di induzione stesso.

Nell’iniziare l’induzione  bisogna considerare che la mente subconscia registra più lentamente della mente razionale, per cui la  voce  dell’ipnoterapeuta deve essere costantemente più lenta della modalità razionale e trasmettere al contempo un senso di sicurezza.

Si porta poi la persona ad uno stato di rilassamento totale con una o più visualizzazioni guidate, chiamate in gergo “deepners”  (approfondimenti) .

Sotto ipnosi si è in un momento di coscienza alterata, ma anche arricchita della presenza del subconscio, già impegnato nella nostra digestione, respirazione, circolazione sanguigna e così via.

È dentro i sicuri limiti della seduta ormai impostata (il setting, il rapport e la voce costante e lenta dell’ipnoterapeuta) che quindi si stabilisce lo stato ipnotico vero e proprio durante il quale si ancorano gli elementi di programmazione neurolinguistica, ovvero le risorse cognitive per risolvere gli  eventuali ostacoli che s’incontreranno in futuro nella parte razionale del subconscio, non perdendo mai la ragione, per così dire.

Sotto ipnosi si rimane in uno stato naturale e completamente rilassato, il che la rende una pratica sicura. Questo dato è confermato da varie commissioni mediche e psicologiche, le quali hanno concluso che l’ipnosi è fondamentalmente priva di rischi

La regressione ad un qualsiasi momento in completa presenza di sé stessi e sotto ipnosi rende possibile quindi una nuova prospettiva rispetto ad una  determinata situazione; prospettiva che il cliente in stato cosciente non era in grado di cogliere e prendere in considerazione.

Rimane quindi di primaria importanza la volontà del cliente di affrontare un percorso del genere.

Di conseguenza l’ipno-terapeuta deve prendere atto di questo gesto e partire col ringraziare il cliente per la fiducia accordatagli già dal primo contatto. Questo, infatti, ha dato origine al loro rapporto, per cui l’ipno-terapeuta deve rassicurare il cliente  con la propria presenza, sottolineando il fatto che durante la seduta ipnotica si è sempre in due e che il cliente non sarà mai solo durante tutto questo processo.

Una volta  stabilito lo stato di ipnosi,  cliente e ipno-terapeuta iniziano una danza verbale seguendo un protocollo che diventa man mano individuale, specifico e modellato sul cliente  per condurlo a risoluzioni emotive che riprogrammino il suo subconscio.

Una gran parte dei clienti descrive momenti di sensibilizzazione conosciuti ma di cui non coglieva l’impatto emotivo e alle volte saltano fuori dalla memoria anche momenti, episodi, fatti che il cliente non riusciva a ricordare affatto. Per questo motivo molte persone che vorrebbero intraprendere un percorso di ipnoterapia si fanno frenare dalla paura di ciò che potrebbero scoprire nel loro passato.

Durante l’ipnoterapia possono essere impiegate una o più tecniche ipnotiche che si rifanno ai modelli usati in psicoterapia mantenendo costantemente il soggetto sotto osservazione. La durata di ogni induzione varia per seduta ma si tende a non sforare mai gli standard previsti dai vari albi professionali accreditanti. La mia esperienza è che variano  tra l’ora e l’ora e mezza.  

Al momento del risveglio, è cruciale un bentornato  da parte dell’ipno-terapeuta il quale, d’ora in avanti, si riferirà al percorso di rilassamento e riprogrammazione appena fatto. Per cui un elemento di grande importanza è il de-briefing finale, ovvero la riemersione dall’ipnosi.

Ciò che il cliente dice in fase post-ipnotica rappresenta un feedback fondamentale per l’ipno-terapeuta che potrà così aiutare il cliente a riconoscere le proprie risorse, gli ostacoli alla soluzione del suo problema e a delineare o conseguire un obiettivo specifico.

Per il cliente questo è il momento di più alta suggestione, durante il quale il suo cervello emotivo (quello reptiliano)  è in comunicazione microbiologica con il suo cervello razionale, mentre continua ad adempiere ai suoi doveri primari (respirare, pompare il sangue, digerire, ecc).

È quindi in questa fase di risveglio - proprio come faceva Einstein grazie alla sua matita - che si riprende il problema e lo si guarda da una nuova prospettiva visto che tutte le precedenti non  avevano funzionato e che solo un approccio  diverso potrà sbloccare la situazione. In questa fase l’ipno-terapeuta provvederà ad ottenere il feedback necessario per organizzare il proprio percorso di supervisione e per gettare le basi delle sedute successive.

Anche se molti aspetti rimangono ancora incompresi, sono tantissimi gli studi in corso che ci forniscono elementi di conferma dell’intrinseca efficacia dell’ipnosi.  Risultati, di cui da sempre sono stati a conoscenza gli ipno-terapeuti, sono ora confermati da ricerche neurobiologiche sofisticate: con l’ipnosi si produce un cambiamento significativo nel sistema nervoso quando l’individuo cambia la propria scala dei valori e di conseguenza il proprio approccio.

L’obiettivo dell’ipnosi insomma è quello di far pace tra le varie parti dell’individuo. Infine il procedimento ipnotico consente di processare informazioni alla presenza di conscio e subconscio, trovando nuove risorse per assistere il naturale meccanismo di cambiamento della persona. 

 

 

Marco Pilia,

Counselor, ipnoterapeuta e docente Cipa