Rogers incontra Gloria - II parte

Intervista

(di A. Vece)

Gloria: Buongiorno!

Rogers: Salve! Sono il dr Rogers e lei deve essere Gloria!

G: Sì, sono io!

R: Prego si accomodi. Bene, abbiamo una mezz’ora a disposizione e davvero non so cosa saremo capaci di trarne, ma spero che sia abbastanza. Mi piacerebbe ora sapere se ha qualche preoccupazione.

G: Beh, in questo momento sono nervosa però mi sento molto più a mio agio per il modo con cui mi parla. Sento che non ha intenzione di essere molto duro con me, comunque….

R: Sì, colgo il nervosismo nella sua voce!

G: Dunque, la cosa principale di cui vorrei parlare con lei è che mi sono divorziata di recente e prima del divorzio sono stata in terapia e quando è terminata mi sentivo molto bene. Però non ho ottenuto molti benefici sia nel risistemare che nell’adattarmi alla mia nuova vita da single. Una delle cose che più mi infastidisce è il fatto di ricevere degli uomini in casa e le conseguenze che questo può avere sui miei figli. La cosa più importante che voglio, quello che mi viene in mente di cui voglio parlare, è che ho una figlia di 9 anni, con la quale ho problemi emozionali, (vorrei smettere di tremare), e sono molto consapevole delle cose che la impressionano, non voglio che si arrabbi, non voglio che si spaventi, vorrei tanto che mi accettasse. Siamo molto aperte l’una con l’altra, specialmente riguardo al sesso. L’altro giorno ha visto una donna separata che era incinta e mi ha chiesto se anche una donna separata possa restare incinta. La conversazione andava bene e io non ho perso il controllo in nessun momento, finché lei non mi ha chiesto se anche io abbia fatto l’amore con altri uomini, da quando mi sono lasciata con suo padre, e io le ho mentito. E da quel momento in poi non faccio che pensarci perché mi sento così colpevole di averle mentito, perché io non lo faccio mai, e voglio che lei si fidi di me e quindi davvero voglio una risposta da parte sua, mi dica per favore se il fatto di dirle la verità potrebbe turbarla oppure no!

R: E quindi lei è preoccupata per sua figlia e per il fatto che lei sente che questa relazione aperta che c’era tra voi, si sia come incrinata!

G: Sì, sento che dovrei avere un criterio, una guida, riguardo a questo, perché anche io stessa non ero che una bambina quando mi sono resa conto che mia mamma e mio papà avevano relazioni con altri e fu sporco e terribile. Non parlai a mia mamma per un periodo. E ora non voglio mentire io stessa a Pam nello stesso modo, non so….

R: E lei è sicura di quello che vuole? Che io le dia una risposta su quello che deve dire a sua figlia?

G: Temevo che dicesse qualcosa del genere!

R: Perché quello che realmente vuole è una risposta, no?

G: Io voglio specialmente sapere se la danneggerà di più il fatto che io sia completamente aperta e sincera con lei oppure il fatto che le menta. Io sento che è inevitabile danneggiarla a causa di una bugia!

R: Perché la bambina può sospettare, o sentire che qualcosa è fuori posto e che non va bene!

G: Sento che in fondo lei non abbia fiducia in me, sì... e che quando crescerà e si troverà magari in una situazione simile non lo ammetterà con me, perché pensa che io sia così brava, buona e dolce! E d’altronde temo che possa pensare che sono il demonio! E desidero tanto che lei mi accetti! Però non so quanto una bambina di 9 anni possa sopportare!

R: E di queste alternative quello che la preoccupa è che sua figlia possa pensare che lei è più buona di quello che è veramente…

G: Sì!

R: O che possa pensare che lei è peggiore di quello che effettivamente è!

G: No, non peggiore di quello che sono! Non so se la bambina mi possa accettare nel modo in cui sono. Credo che ha creato un’immagine dolce e materna di me. E poi io stessa mi vergogno un po’ del mio lato oscuro!

R: MmmMmm. Vedo. Se sua figlia la conoscesse veramente fino in fondo, potrebbe realmente accettarla?

G: Questo è quello che non so. Sì! Non voglio che si allontani da me. Non sono neanche sicura di come mi sento riguardo a questo, perché ci sono volte in cui mi sento così colpevole! Come quando vengono degli uomini in casa mia, cerco addirittura di creare speciali condizioni dove la bambina non mi possa sorprendere a fare certe cose, perché davvero mi spaventerebbe se accadesse una cosa così! E al tempo stesso non posso negare che io ho questi desideri!

R: Quindi non è solo la bambina o il problema della relazione con lei, è anche verso se stessa…

G: Sì! Il mio senso di colpa.

R: Sì, sento molta colpa nell’accettare di fare certe cose! Quindi la bambina può rendersi conto….

G: Sì! Sì!

R: ….di cosa sta facendo. E da qui nasce il senso di colpa, è così?

G: Sì e non mi piace il modo in cui avviene! Mi piacerebbe sentirmi a mio agio con qualunque cosa. Se scelgo di non dire la verità a Pamela, vorrei sentirmi a mio agio, lo faccio perché la bambina forse non può ancora gestire queste cose. Viceversa se voglio essere onesta. Ma ci sono cose che nemmeno io accetto!

R: Se non le accetta nemmeno lei, come potrebbe essere possibile che lei si senta a suo agio a dirle alla bambina?

G: Certo! Giusto!

R: E d’altra parte lei ha questi desideri, questi sentimenti e non si sente bene al riguardo!

G: Giusto….Vorrei che lei mi aiutasse a liberarmi dal mio senso di colpa! Se potessi liberarmi dal mio senso di colpa riguardo al mentire oppure riguardo ad andare a letto con un uomo single! Qualsiasi di queste cose. Solo per sentirmi più a mio agio!

R: E io ci credo che a me piacerebbe dirle: “no, no non voglio che tu vada avanti mantenendo questi sentimenti”, però dall’altro lato sento anche che è il tipo di situazione personale dove è impossibile che io risponda per lei. Però le assicuro che farò tutto quello che posso per farle trovare la sua propria risposta! Non so se potrà essere d’accordo con me però glielo dico sinceramente!

G: Apprezzo molto che lo dica, sento che lo dice sinceramente. Però non so dove guardare, non saprei neanche da dove cominciare e quale direzione prendere. Credevo di aver elaborato gran parte del mio senso di colpa, e ora che questo sta emergendo sono un po’ delusa di me stessa! Davvero. Io voglio, mi piacerebbe sentire indipendentemente da ciò che faccio, anche se è contro alla mia morale o la mia educazione, che anche così io mi possa sentire bene con me stessa. E ora non posso. Ho una bambina e la situazione è come fu tra me e mia madre. Credo che Pam creda che io sia “pura dolcezza” e io non voglio mostrarle il mio lato maligno. Voglio essere dolce ed è molto difficile per me! Tutto questo è così nuovo e quindi sconcertante!

R: Posso capire lo sconcerto, tutte quelle cose che pensava di aver sorpassato ed ecco il senso di colpa e il sentire che solo una parte di lei è accettabile per gli altri!

G: Sì!

R: Tutto ciò continua ad emergere e credo che veramente il profondo rompicapo che lei vive sia: che diavolo debbo fare ora? Che cosa posso fare?

G: Sì! E sa che cosa ho scoperto, dottore? Tutto ciò che mi metto a fare, che non è imposto, che appare naturale, come parlare con Pam o uscire con qualcuno, va bene finché non comincio a pensare a come situazioni simili mi hanno ferito e condizionato da bambina. Nel momento in cui appare questo tutto comincia ad andare male. Vorrei tanto essere una buona madre! (e credo di essere una buona madre) però ci sono queste piccole eccezioni, come il senso di colpa per il fatto di lavorare. Mi piace lavorare ed è bello avere dei soldi in più. Mi piace lavorare fino a tardi. E quando sento che non mi sto comportando bene con i figli o che non sto dedicando loro il tempo sufficiente, comincio a sentirmi in colpa di nuovo. È come se fossi, come dire…? Una doppia imbrogliona! Così mi sento! Voglio fare questo e mi sento bene, ma poi dopo sento di non essere una buona madre, e invece vorrei entrambe le cose. Mi sto rendendo sempre più conto che io sono una brava professionista, così dicono, che voglio essere perfetta e voglio essere tanto perfetta dentro i miei parametri! E non voglio sentirmi così mai più!

R: Bene, credo che ora ho ascoltato qualcosa di differente! Cioè quel che lei vuole è di vedere se stessa perfetta e che ciò è di estrema importanza per lei, essere una buona madre, quantunque i suoi sentimenti reali siano differenti da ciò! È così?

G: Beh, non sento di stare dicendo questo, non è quel che sento sinceramente. Io voglio sempre l’approvazione di me stessa, ma le mie azioni non me lo permettono. Voglio la mia auto-approvazione! Io penso…..

R: Volevo dire proprio questo. Sembra come se le sue azioni fossero fuori di lei. Chiede l’approvazione di se stessa, però quello che fa in un certo senso non le permette di approvarsi da lei medesima!

G: Esatto! Sento che se potessi auto-approvarmi per esempio riguardo alla mia vita sessuale per essere chiari. Se veramente mi innamorassi di un uomo e lo rispettassi e lo adorassi, non credo che mi sentirei tanto colpevole nell’andarci a letto! E credo che mi metterei ad inventare scuse ai miei figli, perché vedrebbero il mio modo naturale di prendermi cura di lui. Però quando ho un desiderio fisico e dico “perché no? Ti desidero e basta”, poi mi sento in colpa, non riesco a guardare i miei figli e neanche me stessa e detesto tutto ciò. A questo mi riferisco. Se le circostanze fossero differenti, non penso che mi sentirei tanto in colpa, perché mi sentirei bene riguardo alla situazione!

R: Sì, credo di averle sentito dire: “se quello che sto facendo con un uomo fosse autentico e pieno di amore e di rispetto, allora starei a mio agio nella situazione, non mi sentirei in colpa nella relazione con Pam”!

G: Sì, questo è come mi sento. Sì! Anche se questo sembra che voglio la situazione perfetta, però, sì, così è come mi sento. E nel frattempo non posso trattenere questi desideri. Ci ho anche provato. Mi sono detta: “va bene, non mi piaccio quando faccio questo e allora perché continuo a farlo?” Però dopo penso ai bambini e dico “perché loro dovrebbero impedirmi ciò che desidero? Non è poi chissà che!”

R: Credo che quello che debbo dirle è che non sono solamente i bambini, ma anche a lei stessa piace poco questo!

G: Vero! Sono sicura di questo. So che è molto probabile, anche più di quanto ne sia consapevole e lo posso notare nei bambini e quando lo vedo in loro lo vedo in me!

R: In qualche modo, alcune volte lei può incolpare loro per i sentimenti che prova. Perché loro dovrebbero limitarla nella sua normale vita sessuale?

G: Beh, una vita sessuale, potrei dire, che però non è “normale”, però ho altro dentro di me che mi dice che non è sano fare sesso solo perché sento attrazione fisica o per soddisfare una necessità fisica. Qualcosa mi dice che tutto ciò non è del tutto giusto, in tutti i casi!.....

R: Quindi ciò che lei sente è che alcune volte agisce in modi che non si accordano con i suoi parametri interni!

G: Sì, giusto!

R: Però al tempo stesso lei dice che sente di non poterlo evitare!

G: Vorrei poterlo fare. Sì è così! Però non posso, sento che non mi posso controllare. Per qualche ragione ora non posso, mi lascio semplicemente andare, ci sono troppe cose per le quali mi sento colpevole e non mi piace. Per la verità vorrei molto che lei dottore mi desse una risposta diretta, e glielo sto chiedendo. Anche se non spero in una risposta diretta, però vorrei sapere. Lei pensa che per me sia più importante essere aperta e sincera e se potessi esserlo con i miei bambini lei pensa che sbaglierei e farei loro un danno; se per esempio potessi dire a Pamy “mi sento male a mentirti, Pamy e voglio dirti la verità ora”? E se le dico la verità e lei si spaventa e si arrabbia, potrebbe tutto questo farle ancora più male? Voglio liberarmi dal mio senso di colpa però non voglio darlo a lei!

R: Giusto!

G: Crede che una cosa simile potrebbe ferirla?

R: Sì è quello che lei teme! Credo (sono sicuro che questa risposta le suonerà evasiva) però mi pare che la persona verso la quale lei non si stia comportando completamente in modo onesto, è lei stessa! Perché mi ha colpito molto il fatto che lei abbia detto: “Se io mi sento bene con quello che faccio, che sia di andare a letto con un uomo o quello che è, se veramente mi sento bene su quello che sto facendo, allora non ho nessuna preoccupazione di quello che direi a Pam o del mio rapporto con lei”!

G: Giusto, giusto! Nel sentire quello che ha detto…voglio lavorare con l’accettazione di me stessa. Voglio lavorare per sentirmi bene in proposito. E il resto verrà in modo naturale e così non dovrò più preoccuparmi per Pamy. Però quando le cose non mi sembrano così sbagliate e sento un impulso per farle, come lo posso accettare?

R: Quello che le piacerebbe fare è di sentire più accettazione verso se stessa quando fa delle cose che le sembrano sbagliate. Giusto?

G: Giusto!

R: Perché pensa che siano sbagliate?

G: È un po’ difficile deciderlo! Attraverso la terapia ho potuto vedere, insomma io so che questo è naturale per una donna pensarlo. Non se ne parla in un contesto sociale, ma tutte le donne lo sentono ed è molto naturale. Ho fatto sesso durante gli ultimi 11 anni però ancora sento che non va bene, a meno che non sei veramente innamorata di un uomo. Ma il mio corpo non sembra essere d’accordo con questa convinzione. È per questo che non so come accettarlo!

R: Suona come una dualità, no? Sente che io (o i terapeuti in generale) o le altre persone dicono: “Va bene è un fatto naturale, fallo! Ed è come se il suo corpo si schieri da questa parte. Però qualcos’altro in lei dice: “Però a me non piace in questo modo, non lo sento giusto”.

G: Giusto! [lungo silenzio] Quindi sembra che io non abbia speranze! Sento dire tutte queste cose e mi dico: bene e allora?

R: È questo quello che sente? Questo è il conflitto ed è insolubile e non ha scappatoie. E lei viene da me e io non la sto aiutando!

G: Sì! In verità so che lei non può dare una risposta al posto mio e che la debbo trovare da sola. Però vorrei che lei mi guidasse o che mi insegnasse da dove iniziare. Non è che sia così disperata e che non possa continuare a vivere con questo problema so che eventualmente le cose poi avranno una soluzione. Però voglio sentirmi a mio agio nel modo in cui vivo e io non mi sento così!

R: Le chiedo: Cosa vorrebbe che le dicessi?

G: Vorrei che lei mi dicesse di essere onesta e di prendere il rischio che Pam mi accetti. E sento anche che se posso davvero arrischiarmi con Pam, tra tutte le persone, allora potrei vedere che qui c’è questa piccola bambina che mi accetta e che in realtà non sono più una cattiva madre. Se davvero vede il demonio che sono e che mi ama e mi accetta. Sembra che mi aiuterebbe molto ad auto-accettarmi. Penso che, in realtà, non sono poi così cattiva! Vorrei che lei mi dicesse di andare avanti e di essere onesta. Però non voglio essere responsabile di renderla infelice. Per questo non mi prendo la responsabilità di dirglielo!

R: Lei sa molto bene, cosa vuol fare nella relazione. Vorrebbe essere se stessa! Le piacerebbe farle sapere che non è perfetta e che fa delle cose che talvolta lei non approva e che lei stessa disapprova dentro di sé, però in qualche modo desidera che lei l’ami e la rispetti in quanto persona imperfetta!

G: Sì! A volte mi chiedo se mia madre fosse stata più aperta con me, magari, io ora non avrei un atteggiamento così chiuso riguardo al sesso. Se io avessi pensato che lei poteva essere sexy e provocante, e allo stesso tempo l’avessi vista come una mamma tenera, che però aveva anche altri aspetti. Però lei non me ne ha mai parlato! Può essere solo una mia costruzione, però voglio che Pamy mi veda come una donna completa e che anche mi accetti!

R: Non la sento poi così insicura!

G: No? E che cosa intende dire?

R: Voglio dire che ha appena detto ciò che le piacerebbe fare in merito alla relazione con Pam!

G: Mi piacerebbe, però non voglio prendermi il rischio fino a che qualcuno mi dica….

R: Questa è un’altra cosa che mi incuriosisce. È un rischio molto grande da correre? Prendersi l’opportunità della relazione con lei è cogliere l’occasione per farle sapere chi lei è veramente!

G: Sì però se non colgo questa opportunità, non mi sentirei mai bene al riguardo.

R: Se l’amore e l’accettazione di Pamy verso di lei sono basati su una falsa immagine di sua madre, che cosa diavolo c’è di buono in questo?

G: Sì questo è ciò che dico anche io, sì! Però sento anche la grande responsabilità di essere madre. Non voglio pensare di aver provocato grandi traumi nei bambini, non mi piace questa responsabilità. Credo che sia questo, non mi piace sapere che potrebbe essere stata colpa mia!

R: Quindi è questo a cui si riferisce, quando dice che la vita è rischiosa, eh? Assumersi la responsabilità di essere la persona che vorrebbe essere con lei, è una grossa responsabilità!

G: Sì lo è!

R: E dà molta angoscia!

G: Sì e sa cosa? La vedo in due diverse strade, mi piace vedermi essere onesta e sincera con i bambini e in verità mi inorgoglisce che indipendentemente da ciò che si dice o senza badare se è buono o no, sono stata comunque onesta! E più in profondità sarà una relazione migliore e d’altronde, sa cosa? Sono gelosa quando stanno con loro padre, che è molto educato ma non è né bravo né sincero come sembrerebbe! Però voglio che loro abbiano una immagine affettuosa di loro padre. E lo invidio anche! E voglio che mi vedano così affettuosa come vedono lui. E io so che lui non è tanto sincero con loro. Così sembrerebbe che anche io possa prendere sia l’una che l’altra via. Ed io so che questo è ciò che desidero di più ma mi manca qualche altro stimolo!

R: Quindi lei si sente come: “desidero che abbiano un’immagine così buona di me come l’hanno di loro padre” anche se un po’ falsata.

G: Sì è quello che intendo io! Sì vorrei che avessero un’immagine di me come se fossi onesta. Il fatto è che sento che propendono più verso loro padre, perché io ho più cose che loro disapprovano!.....

R: Quindi pensa che sarà molto difficile che loro l’ameranno se la conoscessero veramente!

G: Giusto. Esattamente questo. Prima della terapia avevo definitivamente scelto l’altra parte: “voglio ottenere rispetto, non importa come, anche se dovrò mentire”. Ora però questo non è più vero. Voglio rispetto per ciò che sono. Qualcosa mi dice che sarà così, però vorrei sentirmi più sicura. Continuo a ripetermi questa cosa!

R: E si trova in una terra di nessuno! Cambiando da un lato ad un altro, vorrebbe proprio che qualcuno le dicesse: “è giusto così, continua così”!

G: Sì questo mi incoraggerebbe. Questo va bene senza dare importanza all’onestà, però mi darebbe fiducia e mi direi: “Per dio! Sto nel giusto!”

R: È davvero molto difficile per lei prendere una decisione da sola, vero?

G: Mi fa sentire molto immatura e questa cosa di me non mi piace. Vorrei essere sufficientemente matura per prendere le mie decisioni e ad attenermi ad esse. Però ho bisogno di qualcuno che mi aiuti, di qualcuno che mi spinga!

R: Sembra che lei si senta come: “se io fossi un’altra persona e se fossi sufficientemente matura potrei decidere queste cose da sola”!

G: Giusto, giusto! E correre più rischi. Vorrei prendermi più rischi. Mi piacerebbe andare oltre e dire: “non importa come crescono i bambini, darò loro il meglio che posso, senza però convivere costantemente con questo conflitto” e quando saranno grandi mi piacerebbe potergli dire che ogni volta che mi hanno chiesto qualcosa gli ho sempre detto la verità; può darsi che non sempre gli abbia fatto piacere però era la verità. Questo in un certo modo lo posso ammirare. Non ho nessun rispetto per le persone che mentono, le odio! Quindi vede in che doppio legame mi trovo? Odio me stessa se mi comporto male e allo stesso tempo odio me stessa se mento. Quindi vorrei tanto accettarmi, vorrei accettarmi di più!

R: Io credo, giudicando dal tono della sua voce, che lei si odi di più quando mente che quando fa cose che disapprova!

G: Sì è così! Perché questo è ciò che davvero mi disturba. Questo è quello che mi è successo con Pamy da un mese e che mi viene costantemente in mente non so se ritornare a parlare con lei di queste cose o potrebbe essere che lei ha già scordato quello che mi aveva chiesto, ma…..

R: Ma lei non ha scordato!

G: Nooooo, io no di certo! Almeno vorrei poterle dire che ricordo di averle mentito che ne risento e che mi disturba averlo fatto. Ora sento….che la cosa è risolta! E almeno risolvo il problema! Ma mi sento sollevata! Sento che quello che lei ha appena detto, mi ha dato il consenso, però sento che sta dicendo: “Tu sai dove vuoi arrivare con Pam, va e segui questo cammino” e sento come un sostegno da parte sua!

R: Credo che il modo in cui lo sento io è questo: che lei mi ha detto di sapere ciò che desidera fare e, sì, io credo nel sostegno alle persone su ciò che esse desiderano fare. E questo è un po’ differente dal modo in cui lo vede lei!

G: Mi sta dicendo…

R: Vede, una cosa che mi preoccupa è che non c’è niente di peggio che fare quello che veramente non si è scelto di fare. È per questo che sto cercando di aiutarla a trovare quali siano le sue decisioni interne!

G: Però c’è anche un conflitto. Perché io non sono davvero conscia di cosa realmente voglio fare. Circa il mentire sì, ma non sono sicura di quel che voglio fare quando vado contro a me stessa, tipo quando porto gli uomini a casa. Non sono sicura di volerlo fare se poi dopo mi sento in colpa. Quindi realmente non lo voglio.

R: È molto interessante quello che dice, non si accetta quando fa cose che vanno contro se stessa!

G: Sì! Sa, questo ora è molto diverso. Ciò di cui stiamo parlando adesso, non si tratta solo di sapere se lo voglio fare o no, se voglio andare a lavorare la mattina oppure no. Questo è facile! Però quando mi trovo a fare altro, con il quale non mi sento a mio agio, automaticamente mi dico: se non ti senti comoda Gloria, non va bene, quindi va male. Ora quello che le chiedo è: come posso sapere quello che conta di più? Se faccio questo significa che è ciò che conta di più? E se poi lo disapprovo è la parte che devo affrontare?

R: Sembra che lei….

G: Sto vivendo una contraddizione! Non capisco!

R: Ha incontrato una contraddizione nella sua persona, ciò che le voglio dire, in parte, è che a lei piace sentirsi comoda con ciò che fa!

G: Sì e mi sono capitate alcune volte quando ho preso una decisione. Questo è giusto, assolutamente giusto. Però ci sono volte, quando faccio cose con le quali non mi sento a mio agio, che c’è un conflitto. Quindi come faccio a sapere quando sto seguendo i miei veri sentimenti se poi dopo mi sento colpevole?

R: Vedo. Perché nel momento sembrano sentimenti autentici!

G: Sì, quando lo comincio a fare va bene!

R: Così è davvero molto difficile. Quando nel momento si sente a suo agio su cosa fa e poi dopo non più. Quale sequenza di azioni c’è tra un momento e l’altro?

G: Sa, quello che è sorprendente è che non sono sicura che lei mi stia capendo su questo... Ciò che so è, per esempio, volevo già lasciare mio marito da molti anni e non l’ho mai fatto. Pensavo sempre che mi sarei sentita bene a farlo, però non l’ho fatto mai. E all’improvviso quando lo feci, mi sentii bene. Non mi sono sentita male nei suoi confronti dopo. Sapevo solo che ciò era quello che dovevo fare. Questo è quando io so che sto seguendo me stessa. Seguire i miei sentimenti completamente. Nessun conflitto in quel caso. Ho avuto qualche difficoltà dopo, ma non ci furono conflitti. Questo è per me quando sto seguendo i miei sentimenti. E nella vita quotidiana invece le piccole decisioni non sono sempre tanto chiare e lì ci sono tanti conflitti. È normale?

R: Certo che sì! Però sta anche dicendo che sa perfettamente dentro di sé quando davvero sta facendo qualcosa che è davvero buono per lei!

G: Sì è così. E talvolta mi manca questa sensazione di certezza!

R: Davvero può ascoltarsi a volte e dire: “no questo non va bene”, non sentirebbe questo se davvero stesse facendo quello che desidera!

G: Sì, però ci sono volte che è diverso e dico “oh bene, è la situazione, lo farò la prossima volta”. Se ne è molto parlato in terapia e molti terapeuti ridono quando dico “utopia”. Però quando davvero seguo un sentimento, un buon sentimento dentro di me, è un tipo di UTOPIA ed è questo a cui mi riferisco. Questo è il modo in cui mi piace sentirmi. Già so se la cosa è buona o cattiva, però mi sento bene con me stessa!

R: Sento che in questi momenti utopici, realmente lei si sente completa, integra!

G: Sì. Mi trovo senza parole quando dice questo perché questo, non so se mi capisce, mi piacerebbe molto sentirmi intera! Mi piace questo sentimento di essere completa!

R: Anche io apprezzo tanto, anche se nessuno vive la propria interezza come davvero vorrebbe, ma la può comprendere... Ciò l’ha commossa, vero?

G: Sa, stavo anche pensando, e mi sento un po’ sciocca a dirlo, “com’è bello parlare con lei” e desidero la sua approvazione e il suo rispetto, ma è strano che mio padre poteva parlarmi nel modo in cui fa lei, mi piacerebbe dire: “cielo, come mi piacerebbe che lei fosse mio padre!”

R: E a me sembra che lei sarebbe una brava figlia! (pausa di qualche secondo) Però lei, davvero non considera il fatto che può aprirsi come essere umano?

G: Sì! Ma non potrei essere aperta con mio padre e non voglio dare la colpa solo a lui. Credo che ero più aperta di quello che mi era permesso! E mai mi ascoltava come sta facendo lei ora. Non mi disapprovava, né mi sottostimava. L’altro giorno pensavo: perché debbo essere tanto perfetta? Lo so io perché! Lui ha sempre voluto che fossi così, io dovevo essere sempre la migliore! Non so il perché. Caso strano!

R: Lei sta provando con tutta la sua forza ad essere la bambina che lui vuole che lei sia!

G: Sì e nello stesso tempo mi ribello e lo provoco. L’altro giorno gli ho scritto una lettera per dirgli che faccio la cameriera, che spero che lo disapprovi, che faccio tardi la notte, è stato come rispondergli: “che te ne pare?” Poi allo stesso tempo ho bisogno della sua approvazione e del suo amore!

R: Quindi gli da una scossa dicendogli: “Questo è quello che sono, e allora? Tu mi hai allevato, vedi?”

G: Sì! Però sa cosa vorrei che mi dicesse? Che mi ama davvero!

R: Pensa di avere qualche possibilità che glielo dica?

G: No, non lo farà. Lui non ascolta! Sono stata a casa due anni fa e volevo davvero dirgli quanto lo amavo nonostante avessi avuto paura di lui. Però lui non mi ascolta, dice solo cose come: “tesoro, sai che ti amo, che ti ho sempre amato”. Non ascolta!

R: Farsi davvero conoscere ed essere amata, questo in qualche modo è ciò che le fa trattenere le lacrime dentro!

G: Non so che cos’è. Se mi calmo un attimo sento un grande dolore dentro… e mi sento ingannata!

R: È molto più facile non pensare a quello, così non sente questo gran groppo dentro se stessa!

G: E ancora una volta questa è una situazione che non ha soluzione. Provo a lavorarci e sento che è qualcosa che debbo accettare, mio padre non è il tipo di uomo che mi piace. Mi piacerebbe qualcuno più comprensivo e che si preoccupasse di più. Lui si preoccupa, ma lo fa in un modo che non si può né cooperare né comunicare!

R: Si sente pienamente ingannata?

G: Sì ed è per questo che mi piacciono i sostituti. Mi piace parlare con lei e con uomini che posso rispettare, dottori… e sento che in fondo esiste una relazione intima e che lei è come un padre sostitutivo!

R: E non sente che è un po’ come fingere?

G: Beh lei non è realmente mio padre!

R: No, mi riferivo all’affermazione sull’intimità della relazione!

G: È  una forma di simulazione, perché non posso aspettarmi che lei si senta vicino e in intimità con me, perché non mi conosce tanto bene!

R: Tutto quello che posso fare è dirle ciò che sto sentendo: che mi sento vicino a lei in questo momento!

 

Fine seduta

Carl Rogers commenta la seduta appena conclusa

«Nonostante specialmente all’inizio ho risentito dell’artificialità della situazione, particolarmente per le luci molto forti, molto rapidamente mi sono estraniato dalla situazione esterna e credo che anche Gloria abbia fatto lo stesso. Sono contento di molti aspetti; quando lei ha insistito per darle una risposta alle sue domande personali riguardo la vita sessuale e la relazione con sua figlia. Posso dire che questo mi rende felice perché, via via che la relazione si è sviluppata è diventato, io credo, completamente chiaro per lei, così come per me, che lei stava cercando qualcosa di molto più profondo di queste sue domande. Vorrei darle atto della sua profonda onestà e coraggio per aver parlato di sé così liberamente. Pur sapendo che ciascun individuo è assolutamente unico, alcune volte mi sono sorpreso per il materiale che ha tirato fuori, anche se per altri versi questo è molto tipico nella mia esperienza in terapia. Sono stato comunque in grado di darmi il permesso di entrare nella relazione, e sento che ciò è avvenuto in questo caso, e questo mi ha permesso non solo di sentirmi sempre più commosso per essere stato in contatto con il mondo interno della mia cliente fino al punto in cui ritrovo me stesso apportando la mia propria esperienza interna anche in cose che non sembrano avere connessione con ciò che sta succedendo, che però solitamente risultano essere o avere una significativa relazione con quello che la cliente sta sperimentando. Ho vissuto uno o due episodi di questo tipo in questa breve intervista. Sono stato autenticamente commosso, e probabilmente l’ho anche dato a vedere, dal fatto che la cliente verso la fine dell’intervista mi ha detto che mi vedeva come il padre che desidererebbe avere. La mia risposta è stata altrettanto spontanea, dicendole che per me era una buona figlia. Io credo di sentire che non solo stiamo con il mondo reale delle relazioni, quando parliamo di una esperienza come questa, in termini di transfert e contro-transfert. Sento molto profondamente questo punto, voglio dire, “sì possiamo vivere questa esperienza con una cornice intellettuale” però così facendo si perde completamente il punto del contatto immediato, visivo e di alta qualità della relazione in quel momento. Ho sentito che io e Gloria ci siamo incontrati veramente l’un l’altra, un modo breve, ma credo duraturo e ci siamo arricchiti entrambi dall’esperienza. Sto dicendo queste cose, quasi immediatamente dopo la conclusione dell’intervista, ed è una mia caratteristica, ci sono solo uno o due episodi che ricordo dell’intervista. So semplicemente che sono stato molto nel presente, nella relazione che io ho vissuto nel momento in cui è accaduta e mi rendo conto che passando il tempo la comincio di nuovo a ricordare, ma in questo momento davvero non ho ricordi specifici dell’intera intervista. Provando a guardarla da un punto di vista intellettuale e anche più strettamente emozionale, Gloria ha mostrato quelle che sento siano le caratteristiche di un movimento terapeutico. Nella prima parte dell’intervista ha parlato dei suoi sentimenti, ed erano sentimenti del passato, ha parlato di certi aspetti del suo comportamento come se non le appartenessero e fossero al di fuori di lei, come se lei cercasse dal di fuori di se stessa il “Locus di valutazione”, come una forma di autorità esterna. Alcune delle cose di cui parlava erano in termini o bianco o nero. Mentre nel finale dell’intervista, lei stava esprimendo i suoi sentimenti nel momento immediato, non solo come hanno evidenziato le sue lacrime, ma anche la sua capacità di esprimere molto direttamente e in forma immediata i suoi sentimenti verso di me. Lei era anche molto più consapevole della propria capacità di giudicare e di prendere decisioni. Credo che possiamo dire che qualcosa si è smosso. Lei si è spostata da “là e allora” della sua vita, al “qui e ora” degli elementi che sta scoprendo di se stessa e sentendo quello che viveva nel momento della sua relazione con me. Infine mi sento bene circa questa intervista e credo che mi sento bene riguardo a me stesso in questa intervista. E come Gloria, mi sento dispiaciuto che la relazione non possa continuare.».

 

Alessandro Vece