Counseling Rogersiano e Counseling per Differenze Sessuali di Genere

Per un Counseling di Genere basato sul Modello Rogersiano

(di M. Pilia)

Dalla cancellazione dell’omosessualità, dalla lista dei disordini mentali stilata nel 1992 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, molto è stato fatto per migliorare la qualità di vita delle persone che non appartengono al modello etero-normativo e cioè sessualmente diverse dalla maggioranza. Molti governi ed istituzioni del mondo si stanno adoperando per riconoscere i diritti fondamentali delle varie parti sociali considerate “minoranze”. In particolare la Gran Bretagna fornisce professionisti in molti settori, dall’assistenza ai servizi che promuovono questo processo d’integrazione, fino alla psicoterapia e al counseling.

Il counseling rivolto alle diversità sessuali di genere propone infatti un modello dichiaratamente diverso e positivo nel più ampio senso della parola. Offre un’attenzione particolare a tutti quei clienti che si presentano con problemi legati al genere o alla propria sessualità che non corrisponde all’etero-normativa.

Il counseling (quello di Rogers in particolare) ha fornito, a mio avviso, uno degli strumenti migliori per la rimozione dello stigma e del suo conseguente disagio.

Perché? Come può il counseling ed in special modo la Person Centered Therapy di Carl Rogers aiutare la comunità GSD? Cos’è che lo rende efficace? Per trovare le risposte a queste domande dobbiamo considerare il Counseling Rogersiano insieme ad alcune sue implicazioni nella relazione tra cliente e counselor. 

Fin dalla nascita ogni organismo su questo pianeta tende all’autorealizzazione. Durante questo viaggio, ogni essere vivente fa del proprio meglio per trovare ed occupare il miglior posto possibile nel mondo e nella società. In quest’ottica il presente è ciò che succede nel contesto in cui viviamo; lo sforzo che facciamo per adattarci a quelle che ci sembrano le condizioni più “giuste” determina i nostri obiettivi per il futuro, e il loro raggiungimento rappresenterà la nostra realizzazione o la nostra frustrazione.


Rogers speigava:

«La tendenza ad attualizzare, naturalmente, può essere vanificata o contorta, ma non può essere distrutta senza distruggere l’organismo. Ricordo che nella mia fanciullezza, il contenitore in cui conservavamo l’approvvigionamento di patate per l’ inverno era nel seminterrato, alcuni metri sotto una piccola finestra. Le condizioni di quell’anno furono particolarmente sfavorevoli e le patate produssero germogli di bianco pallido; al contrario del sano germoglio verde quando vengono piantate nel terreno in primavera. ( …) La vita non si arrendeva, anche se non poteva fiorire... Questa potente tendenza è la base su cui poggia l’ approccio centrato sul cliente.» (Rogers, 1980)

Tutte le sessualità che non appartengono alle diversità sessuali di genere, infatti, incontrano da subito i primi ingombranti ostacoli alla loro affermazione : omofobia e diverse forme di discriminazione sessuale iniziano spesso a casa, in seno al contesto familiare e alle proprie figure. Sono forme di discriminazioni antiche, alcune addirittura inglobate nel sistema legale di molte nazioni. Se ci fossero state condizioni sociali più favorevoli per la comunità GSD (Gender Sexual Diversity), le persone che la compongono avrebbero potuto considerarsi “sessualmente normali”. Nel contesto reale al contrario queste persone sono state costrette a mettere in dubbio la propria identità sessuale. 

Prese da un “sentimento di non appartenenza”, di non auto-realizzazione hanno incontrato grossi problemi nella formazione della propria identità, sono stati costretti a cercare soluzioni all’esterno, che spesso hanno trovato nel counseling. La necessità per un counseling di genere sembra essere confermata dalla poca preparazione al riguardo, delle varie professionalità nel campo della terapia e dell’aiuto in generale. Come se, per metterla in termini Rogersiani, il codice etico non rispettasse la propria ontologia. È proprio per questo che Davies, il direttore di Pink Therapy e consulente al parlamento europeo in materia di Gender Sexual Diversity, sottolinea: «la sessualità è parte della natura umana e può essere capita come espressione della propria tendenza all’auto-realizzazione» (Davies et all, 2000). 

Il counseling di genere quindi ingloba e si basa sul modello Rogersiano che non si riferisce specificamente solo alla comunità LGBTQQIA (Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, Queer, Questionig, Indecisive, Asexual) ma considera «un intero spettro di diverse espressioni di genere e sessuali, accogliendo tutti coloro che sono impegnati in attività sessuale consensuale, anche se sessualità trasgressive, e cercano ancora un posto per capire e farsi capire» (Pink Therapy, 2011). 

In ultimo il counseling di genere non è un sistema di psicoterapia e/o counseling indipendente, bensì rappresenta un ramo particolare della conoscenza psicologica che sfida la visione tradizionale che il desiderio sessuale per un genere diverso da quello considerato normale patologico (Maylon, 1982). È in questo che il counseling per le diversità sessuali di genere si distingue dal counseling Rogersiano tradizionale. 

Aperto a nuove esperienze e rispettoso della diversità, il counseling di genere può quindi essere considerato un’evoluzione del counseling Rogersiano. Esso fa un passo in avanti nel prendere in considerazione l’apertura ad altri approcci usando una  comunicazione positiva e costruttiva. Comprende più propriamente l’importanza dell’elemento  linguistico nell’esplorazione delle varie dimensioni del cliente anziché della sola metodologia di per sé. Non si considera un counseling alternativo alla terapia psicoanalitica o cognitivo-comportamentale (Corey, 2005 ) bensì mantiene con onestà, chiarezza e sobrietà i propri punti di forza e di debolezza facendo del cliente GSD e della sua realtà l’unica e principale priorità.

 

Marco Pilia,

Counselor, ipnoterapeuta e docente Cipa