L'architettura nel counseling

Counseling e Architettura, i denominatori comuni


(di P. Plocco)

 «Quale emozione potremmo provare a vivere in una casa pendente? Come potrebbe essere influenzata la nostra percezione dell’ambiente? L’architetto Pirro Ligorio ci ha dato l’opportunità di sperimentarlo!»

Bomarzo, XVI sec.

Applicare tecniche di counseling prevede di considerare il cliente come persona inserita in un ambiente sociale e fisico, dove per sociale intendiamo le relazioni che instaura nel suo ambito di interazione (relazioni familiari, lavorative, affettive, amicali, ludiche, ecc) e per fisico tutto ciò che riguarda il suo stare al mondo fisicamente, il suo ambiente lavorativo, la sua casa, il suo quartiere, la sua città, ecc..

Contemporaneamente possiamo considerare cosa noi come counselor offriamo al cliente, il tipo di setting sia nel colloquio singolo che nel gruppo di crescita; “esserci” nella relazione, seguendo gli insegnamenti di Rogers, significa mettere a disposizione del cliente noi e il nostro setting che, come vedremo, risponde a requisiti che agevolano il processo di trasformazione e crescita. Cosa significa dunque “stare al mondo fisicamente”? A tale domanda sembra rispondere in modo particolarmente appropriato l’Architettura, cioè quella scienza che si occupa di progettare l’ambiente abitato dall’uomo. Il “Fare Architettura” comprende la costruzione di case, la realizzazione di giardini, l’arredamento, l’assetto urbanistico della città, i collegamenti infrastrutturali, ecc.; in sintesi tutto ciò che entra in relazione con l’uomo ed il suo “abitare” il mondo.

L’esempio della casa pendente di Bomarzo ci da un’idea di come l’Architettura possa essere lo strumento per realizzare un’opera con il solo intento di creare un’emozione di stupore in chi la osserva e in chi la vive. 

L’iter progettuale si esplica attraverso quattro fasi: 

  1. Costruire la relazione con il cliente (individuo, gruppo, città, spazio, ecc) e “sentire” il suo mondo come fosse proprio;
  2. “Brainstorming disegnato”; l’architetto lascia fluire le idee così come vengono e produce una cospicua quantità di schizzi e ipotesi senza controllo;
  3. Verifica funzionale e tecnica; questa è la fase in cui si aggiusta il tiro e si fa una selezione degli schizzi;
  4. Feedback del cliente e verifica sul campo.

Da qui si ricomincia il ciclo fino a trovare la soluzione giusta per quel cliente ed in quel momento; dopodiché si dà avvio al lavoro architettonico vero e proprio con tutto ciò che comporta: dalla progettazione degli impianti tecnologici alle rifiniture interne ed esterne, dall’iter per l’ottenimento della concessione edilizia all’arredamento, ecc. Naturalmente l’obiettivo è sempre quello di stare nel “qui ed ora” e quindi ad ogni modifica dell’ambiente sociale e fisico corrisponderà un riassetto del progetto; sono infatti frequenti le varianti in corso d’opera che non sono errori della progettazione ma soltanto un work in progress coerentemente con l’evoluzione della costruzione/ristrutturazione e che rappresentano una opportunità per fare meglio. 

Già da questa prima descrizione si evincono quelli che possono essere considerati i denominatori comuni tra Archietettura e Counseling, come ad esempio: l’importanza del rapporto con il cliente, il valore dell’empatia, l’utilizzo di una serie di tecniche per la verifica del lavoro nel “qui ed ora”, la costruzione di un ambiente fisico e relazionale finalizzato ad accrescere il benessere del cliente, l’efficacia del feedback finale dell’intervento. Tutti aspetti di cui avremo modo di dare una lettura più approfondita nel corso dell’articolo.

L’Architettura inoltre abbraccia un’ampia fascia di discipline più specifiche, anche in considerazione della cultura in cui è inserito il progetto architettonico, e che possiamo, in parte, approfondire: 

La Psicologia Ambientale si occupa di analizzare le risposte psichiche relative all’impatto ambientale del territorio sull’essere umano. Circa 30 anni fa gli architetti hanno introdotto la V.I.A., acronimo di Valutazione di Impatto Ambientale, che consiste nel sottoporre un progetto architettonico a simulazione di impatto sul territorio per verificarne gli effetti a breve e lungo termine.

Oggi la nostra attenzione è focalizzata su quella che chiamerei la V.I.E., come acronimo di Valutazione di Impatto Emotivo, che permetterebbe di porre la nostra attenzione sugli effetti che produce la modifica del territorio in seguito a progettazione architettonica sul vissuto emotivo dell’uomo. 

L’Architettura in campo sanitario si è già mossa in questa direzione realizzando il “giardino sensoriale” ad Osimo (Ancona) per la fondazione Grimani Buttari.

Si tratta di uno spazio aperto con la finalità di stimolare tutti e cinque i sensi del malato, in questo caso di Alzheimer, con l’uso coordinato dell’acqua, del verde e dei materiali che lo compongono. La finalità è quella di restituire al malato una dimensione di calore umano, di familiarità, legate, oltre alle cure e all’attenzione del personale, all’adozione di strumenti quali la pet therapy, la garden therapy, l’horticultural therapy con l’ausilio di animali domestici e della cura delle piante.

Il secondo esempio di relazioni tra arte, architettura e salute è rappresentato dal Padiglione di emodialisi dell’Ospedale di Pistoia, progetto architettonico dell’Arch. Vannetti di Firenze, finalizzato a sperimentare una nuova tipologia di terapia emodialitica. In questo caso l’Architettura ha la funzione di educare il paziente stimolando la percezione fisica per comunicare con il sé interiore; la costruzione si snoda lungo un giardino interno, il giardino del sé, che attraversa tutto il reparto longitudinalmente fornendo una risonanza continua tra percezione esterna e sé interiore.

La Bioedilizia ha come obiettivo quello ti tenere conto degli effetti che un edificio di nuova costruzione può determinare sull’ambiente circostante e sull’uomo. Per fare un esempio, un edificio in cemento armato provocherà certamente campi magnetici che possono avere effetti psicofisici dannosi sulle persone che lo abitano. Questo aspetto è stato già affrontato per quanto riguarda gli ospedali dato che i macchinari usati sono sensibili alle variazione dei campi magnetici, mentre nelle abitazioni civili la questione è ancora lasciata alla sensibilità dei costruttori. Un altro aspetto rilevante nella progettazione di un edificio consiste nel prendere in considerazione l’utente finale e le sue abitudini; in sostanza considerare chi abiterà la casa, quanti saranno i componenti, in che relazione vivono, quali sono le loro abitudini, ecc.. Questi sono tutti aspetti che presuppongono uno studio attento ed una progettazione puntuale, in modo da prevedere ambienti omogeneamente vissuti ed evitando dannose agglomerazioni oppure locali dimenticati.

La Scienza dei colori ha origini antiche e concentra la sua attenzione sulla valenza cromatica nella percezione fisica ed emotiva da parte dell’osservatore. L’universo dei colori è un fenomeno complesso in cui si intrecciano fenomeni fisici, psichici, magici, scientifici, reali e simbolici. Gli oggetti sono colorati perché riflettono le radiazioni luminose ed il loro colore è dato dalla particolarità con cui essi stessi lo riflettono. Ma per essere percepite queste radiazioni hanno bisogno dell’occhio umano e di un apparato decodificatore degli stimoli (i centri ottici del sistema nervoso centrale).

Da ciò si evince che la realtà cromatica è funzione dell’oggetto percepito e del soggetto che percepisce. In una immagine, sia statica che dinamica, la colorazione globale, ovvero la tinta a cui più si avvicina l’insieme dei colori, riesce a influenzare la nostra percezione dell’immagine, in modo così pesante, quanto inconscio, che è essenziale per la buona riuscita della comunicazione. É una specie di programmazione culturale, per cui associamo certi colori a certi significati, ed il nostro corpo reagisce, quanto la mente, a questo tipo di stimolazione visiva.

Cinema e Pubblicità ne fanno ovviamente largo uso; possiamo ogni giorno constatare da quanti stimoli pubblicitari siamo colpiti, sia lungo le strade che accendendo la televisione. 

Il Feng shui è un’antica arte cinese (i cinesi definiscono arte tutte le discipline sia scientifiche che artistiche) che si occupa di armonizzare gli spazi in relazione a chi li abita tenendo presenti aspetti architettonici, geologici, medici, astrologici, astronomici, artistici e psicologici. Il principio di base consiste nel considerare il flusso di energia che proviene dall’universo e che muovendosi sul nostro pianeta viene influenzato dalla corografia del terreno, dalle costruzioni umane, dalla presenza di acqua, ecc.. Il feng shui si propone di studiare le energie dei vari luoghi ed il rapporto con le persone che li abitano partendo dalla localizzazione appunto territoriale fino ad arrivare alla disposizione degli oggetti all’interno di un ambiente casalingo. Il Feng Shui si fonda sul pensiero filosofico che è alla base di tutte le arti e scienze dell’estremo oriente e che le considera parti di un tutto uno organico. Fondamentale è il concetto di macrocosmo che comprende tutti gli elementi, dal più piccolo al più grande e ogni modifica del singolo si ripercuote su tutto il sistema.

Ritornando al Counseling prestiamo attenzione adesso al Setting che rappresenta il luogo dove instaurare la relazione d’aiuto ed è necessario quindi tenere presenti tutte le precedenti osservazioni.

Deve essere un ambiente semplice ed elastico dal punto di vista della prossemica, non invadente concettualmente e non dovrebbe “raccontarci” come counselor per non influenzare o inibire la libera fluidità del colloquio. É utile che sia stimolante sul piano sensoriale mettendo a disposizione oggetti utilizzabili per la messa in atto simbolica o per rappresentazioni fantastiche. 

Dal punto di vista del suono l’ambiente deve essere protetto verso l’esterno e dare l’opportunità al cliente di piangere, arrabbiarsi e comunque esprimere anche sonoramente le sue emozioni: la confidenzialità e la riservatezza sono elementi essenziali per stabilire una relazione di fiducia. 

Come integrare, dunque, competenze di counseling con l’architettura?

L’architetto è quel professionista che tras-forma la casa del cliente, dall’ambiente lavorativo alla casa per vacanze, dalla home al giardino dove coltiva i suoi hobby. Il cliente si affida all’architetto e gli offre il suo spazio intimo con l’obiettivo di renderlo idoneo alle sue esigenze; la trasformazione prevede una revisione degli spazi in modo tale da renderli più funzionali rispetto allo stile di vita e/o alle relazioni tra i componenti del nucleo famigliare. L’architetto con competenze di counseling può accrescere la sua capacità di entrare in relazione empatica con il cliente e di “sentire” il mondo del cliente come se fosse il suo. Questo agevola la messa in atto del progetto architettonico e la stesura di una configurazione ambientale nuova e su misura.

Analogamente il counselor entra in relazione empatica con il cliente ed applica le sue competenze “architettoniche”. Il cliente gli affida il suo spazio intimo, le sue emozioni, e durante il percorso di counseling viene agevolato nel processo di cambiamento e nella progettazione della sua nuova “casa”: il suo sé interiore.

La relazione counselor/cliente che si costruisce è una danza ed ogni passo verso la consapevolezza offrirà uno spazio in cui il cliente si sperimenterà entrando in relazione con parti di sé nascoste. Questo spazio costituisce lo scenario in cui operano i feedback che provengono dall’ambiente e che offrono un arricchimento ed un rinforzo dell’obiettivo.

Durante la relazione il cliente inizierà a “spostare mobili”, a “ritinteggiare pareti”, a “riparare gli impianti”, a “ridistribuire gli spazi” in modo più funzionale ed in continuo adattamento al suo “qui ed ora”; non è una ristrutturazione, non si demolisce e non si sostituisce nulla, ma un’integrazione di parti che non dialogavano fra loro perché i “colori” non erano adeguati, i “mobili” impedivano la vista “sull’oceano”, “l’impianto termico” non riscaldava sufficientemente.

É un procedere verso la consapevolezza e potremmo sentir dire al nostro cliente “adesso mi sento a casa!”. 

 

Paola Plocco,

Art Counselor e docente CIPA