Insonnia, sonno ed ipnosi

Cause e conseguenze dell'insonnia: l'ipnosi come terapia cognitiva

(di M. Pilia) 

Come ipnotista clinico mi sono spesso concentrato sull’aspetto comportamentale ed emotivo dell’insonnia. Si tratta dell’impossibilità di dormire un numero adeguato di ore e si manifesta alla persona in tre forme diverse: difficoltà nell’addormentarsi, risvegli frequenti durante la notte e ripetuti risvegli mattutini con l’incapacità di ritornare a dormire. L’insonnia è una delle più comuni problematiche del sonno e può avere significative ripercussioni sullo stato fisico e psichico di una persona.

Le cause fisiologiche possono derivare dall’ambiente e possono includere scarsa igiene personale, l’assunzione di cibo subito prima di dormire, il dolore cronico, alcune cattive abitudini come l’abuso di alcol e sostanze.  L’insonnia può causare il sopraggiungere di disordini cardio-vascolari come per esempio l’ipertensione. Essa è stata inoltre associata a malfunzionamenti del sistema immunitario ed endocrino. L’insonnia inoltre influisce  sulla performance lavorativa dell’individuo in maniera tanto negativa da aumentare il rischio di incidenti al sul lavoro.

Psicologicamente e nella maggior parte dei casi, l’insonnia si genera in risposta a eventi traumatici che spesso vengono repressi nel subconscio. Infatti essa è legata a innumerevoli ricordi, emozioni, pensieri e abitudini sedimentati nel nostro subconscio. L’insonnia è una problematica che riguarda tutte le fasce d’età: ne soffrono dai più grandi ai più piccoli. Infatti anche i bambini risentono degli effetti di un sonno non regolare. 

La sonnolenza diurna nei bambini potrebbe causare problemi dell’attenzione, della memoria e delle capacità cognitive che poi si riflettono nel loro generale andamento scolastico. L’insonnia diventa quindi non solo la causa ma anche l’effetto di numerose problematiche. Le risultanze psicologiche possono essere un’ansia eccessiva, stress, paura, costante ruminazione intellettuale, rabbia e depressione.

È dimostrato da molti studi che l’ipnosi come terapia cognitiva induce al rilassamento e promuove un’igiene del sonno (Santon, 1983; Becker, 1993) e che l’auto-ipnosi orientata alla distensione ha prodotto risultati migliori rispetto alle benzodiazepine e ai placebo (Anderson, 1979). Il trattamento farmacologico dell’insonnia può quindi risultare appropriato a breve e medio termine ma potrebbe avere una varietà di effetti debilitanti che aggraverebbero il disturbo del sonno a lungo termine (Glass, 2005).

Durante le attività giornaliere la nostra razionalità ci tiene occupati e reprime i problemi subconsci irrisolti. Durante la notte la mente razionale non è attiva ma il subconscio non dorme mai.  Sono  molte le funzioni vitali che mantiene: il nostro cuore pulsa, i nostri polmoni funzionano e tutte le attività del nostro corpo restano attive anche se rallentate.

Il nostro subconscio durante le ore notturne porta i problemi irrisolti del quotidiano in superficie alfine di trovare una soluzione. Questo affiorare di emozioni in alcuni casi può diventare debilitante ed in genere sveglia la persona che passerà una notte insonne.

Intendo dire che ciò che può disturbare un sonno profondo e ristoratore  è percepito dall’individuo come un trauma emotivo. A meno che non elaboriamo questo evento con il nostro subconscio, l’insonnia persisterà e/o aumenterà debilitando l’individuo e portandolo verso il malessere generale.

 

Con questo articolo voglio suggerire, in base alla mia esperienza, che l’ipnosi è una delle tecniche più veloci, meno intrusive ed e più efficaci per accedere al subconscio e risolvere quel lavoro faticoso che la mente fa durante il sonno. L’ipnosi funziona con le emozioni percepite negativamente, senza disturbare il processo del sonno che, in caso di assunzione farmacologica, potrebbe risultare chimicamente compromesso. Tramite l’ipnosi infatti comunichiamo con il subconscio e cerchiamo l’intrinseca natura di questi problemi con l’obiettivo di trasformarli in soluzioni. Così facendo, in realtà non solo aiutiamo l’individuo a dormire meglio bensì risolviamo alla radice il problema migliorandogli la qualità di vita.

Nel mio lavoro, con una serie di regressioni durante la terapia ipnotica, cerco principalmente di individuare e risolvere il processo del trauma interiore che è responsabile del disturbo del sonno. Una volta isolata l’emozione che causa l’insonnia, con la regressione  traccio la causa fenomenologica del trauma. Poi, affiorato l’evento, mi adopero per esplorare le associazioni mentali ed emotive che l’individuo percepisce. In particolare cerco di cambiare, cancellare, riprogrammare la percezione di questo particolare evento. Per ottenere questo risultato faccio uso di un’integrazione delle tecniche di counselling come la PNL, Gestalt, il Focussing di Gendlin e altre metodologie appropriate. Infine oriento la pratica verso uno scarico di emozioni negative, associate ai pensieri che li causano.

In questo modo ansie e paure vengono viste da un’altra prospettiva e l’individuo può iniziare il percorso di dialogo interno necessario per trovare dentro di sé le risorse che lo porteranno a cambiare atteggiamento mentale e a dissolvere l’insonnia.

Ai miei clienti spesso consiglio fisicamente una tisana, una stanza ben arieggiata, un periodo di decompressione fisica che prelude il sonno su un divano o una poltrona ben comoda; mentre prima di chiudere gli occhi suggerisco di fare un pensiero consapevole che è propriamente vero: il sonno è ristoratore.

Marco Pilia, Counselor, ipnoterapeuta e docente CIPA