Counseling psicologia e semantica

Counseling, Psicologia e Semantica

(di S. Masci) 

Si legge sul sito del Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio nicolapiccinini.it: “Il counselor si spaccia per Psicologo ed abusa della paziente… “

In questa strenua battaglia che Nicola Piccinini ha deciso di combattere contro i counselor (e mi sembra più allo scopo di difendere un settore di mercato che vale qualche milione di euro, piuttosto che per il benessere degli utenti), si sta perdendo oltre al buon senso il bon ton. Il sito sta scadendo ai livelli di TG4.

Quale parte del titolo dovrebbe farci indignare? “Si spaccia per psicologo” oppure  “abusa della paziente”? Secondo me, la cosa che il Presidente ritiene essere la più grave è la prima affermazione – del resto deve difendere (giustamente, nessuna critica bensì ammirazione) la categoria che lo ha votato –, la seconda è un effetto collaterale, fuoco amico. Comunque non occorre essere un esperto di PNL, per rendersi conto della manipolazione di bassa lega che non fa onore alle capacità intellettuali di Piccinini. 

«…Il counselor che opera nelle cosiddette “relazioni d’aiuto” sta di fatto facendo lo psicologo, sta facendo counseling psicologico…» (Counseling, in relazione d’aiuto è psicologico, Nicola Piccinini).

Parto da questa affermazione – tralasciando la cosiddetta analisi semantica – del Presidente dell’Ordine del Lazio per citare una frase di un mio amico matematico che dice: “il fisico che lavora alla teoria delle stringhe sta di fatto facendo il matematico e abusando della professione”.

Ma a nessuno interessano i fisici o i matematici, per questo non ci sono denunce. Invece recentemente ho assistito ad una discussione tra un ragioniere e un commercialista – cose che ci toccano più da vicino, altro che meccanica quantistica – in cui quest’ultimo rimproverava all’altro di usare termini come tasse e F24 che erano patrimonio insindacabile di una laurea in economia e commercio. Per non parlare di qui tre che poi sono finiti alle mani perché l’ingegnere criticava un architetto che prendeva per il bavero un geometra che voleva ristrutturare un appartamento e tutti e tre parlavano di tondini, cemento, esposizioni, calcoli strutturali… da brividi. 

Credo che la questione sia da porsi in termini diversi dall’analisi semantica: se io dico ad un collega al lavoro “... mi sa che ti sei preso una bella influenza, lo sai che gira la N1H1?...” non sto abusando della professione di medico (?), perché influenza e polmonite sono parole di uso medico.

Se passasse la tesi dell’Ordine, ogni altro ordine si sentirebbe autorizzato a “classificare” – nell’accezione del termine che ne farebbe la CIA– i dizionari. Il rischio potrebbe essere che se chiediamo uno Zingarelli, ce lo rifilano con le parole cancellate col pennarello nero.

Nei forum degli psicologi, compreso lo stesso gestito da Piccinini, leggo che sono di uso esclusivo degli psicologi termini come benessere, stress, ansia, stress lavoro correlato, disturbi dell’umore, resistenze, annullamento,... per giungere a: analisi, seduta, interpretazione, proiezione. Io ritengo, per mantenere una parvenza di onestà intellettuale, ed un contatto con la realtà che ci può preservare da psicosi pericolose, che i sintagmi per dar luogo a fraintendimenti e abusi andrebbero associati a professioni e a professionisti nei relativi contesti (se la stessa frase del N1H1, la dico al collega con un fonendoscopio al collo e con un camice bianco addosso in uno studio con un lettino e con dei farmaci in un armadietto… probabilmente sto abusando). Ma un medico o un infermiere possono parlare di stress o ansia, così come i matematici possono pronunciare la parola analisi e i tappezzieri il termine seduta fino ad arrivare provocatoriamente a dire che ho provato benessere facendo l’amore con una laureata in lettere (senza nulla togliere a matematiche, biologhe, farmaciste e anche psicologhe). A questo punto ognuno pretenderebbe di avere l’esclusiva sulle parole che l’altro può usare.

Io non vorrei intraprendere una battaglia a colpi di Devoto Oli. Ritengo che il terreno di scontro sia sulla deontologia, sulla formazione dei counselor, sulla qualità delle scuole di counseling in Italia, sul rispetto della salute degli utenti. Non sono le parole colpevoli ma l’uso manipolativo e ingannevole che se ne può fare. Ricordiamoci che la costituzione non pone restrizioni all’insegnamento dell’arte e della scienza[1].

Questo ci deve far forti, se no finiremo a importare clandestinamente i libri di Freud o Jung da paesi privi di scrupoli e leggeremo su qualche sito titoli del tipo “Il cartello di Rorschach miete ancora vittime”.

Il diritto allo studio è di fatto non coercibile: le lezioni universitarie sono pubbliche, aperte a tutti. Sarebbe terribile se ci fosse qualcuno davanti ad una aula magna a fare da buttafuori come nei peggiori bar di Caracas, qualsiasi sia l’argomento che venga insegnato o discusso dentro. Trovo, oltre che profondamente ridicolo e manifestazione di una paura irrazionale, anticostituzionale dire a qualcuno che non può ascoltare una lezione di psicologia. E poi per quale diritto acquisito da quale legge (incostituzionale) la psicologia è l’unica branca del sapere che non va insegnata ai non iniziati (un po’ come le lezioni su “la difesa contro le arti oscure” che non devono essere insegnate ai Babbani). 

“Ma è per il bene dei cittadini che lo diciamo!” Grida l’Ordine. “Se qualcuno applicasse le tecniche psicologiche potrebbe causare seri danni”.

“Certo!” rispondono i counselor, “così come se qualcuno applicasse le tecniche fisiche potrebbe costruire la bomba atomica!”

E quindi, se trovate uno psicologo che legge, scrive o che ha sentito una conferenza in cui si diceva che E=mc2, non fatevi scrupoli e denunciatelo.

Può essere un pericolo per l’Umanità.

 

[1]L’insegnamento di una scienza - in senso astratto - è libero e non sottoponibile a vincoli. L’articolo 33, 1º comma, della Costituzione sancisce che L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. I Padri Costituenti intesero proprio questo articolo a garanzia della libertà di manifestazione concettuale e, al tempo stesso, della effettiva libertà della manifestazione organizzativa e strumentale dell’insegnamento, come peraltro ribadito dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 16/1980) che è più volte intervenuta in materia. 

  Stefano Masci, direttore CIPA