Il Tempo

Tra neuroscienze e PNL

“Il tempo è l’immagine mobile dell’eternità”

(Platone)

(di V. Zeffiro counselor in formazione CIPA III anno)

Background

Il tempo è uno dei temi più complessi su cui l’uomo abbia mai riflettuto e che abbia mai studiato nel corso degli anni. Diverse sono le concezioni che sono state sviluppate sul tema specialmente in ambito filosofico. Già Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.) mostra la difficoltà di afferrare concettualmente il tempo, talmente sfuggente da far dubitare della sua stessa esistenza. Infatti è costituito da passato, presente e futuro, parti che sembrerebbero non esistere, in quanto: il passato si compone di “ciò che non è più”, il futuro si compone di “ciò che non è ancora” e il presente si compone di un “istante” che passa, ovvero qualcosa di non misurabile e che pertanto non può essere parte del tempo stesso.

Il primo a cambiare radicalmente l’idea del tempo, dal non-essere o dall’essere una semplice illusione, fu Immanuel Kant (1724 – 1804). Secondo Kant infatti al centro della filosofia non si deve porre più l’oggetto, ma il soggetto. Lo spazio e il tempo diventano così forme mediante le quali i nostri organi sensoriali ordinano i dati che recepiscono, ovvero divengono forme a priori perché possa essere percepito qualsiasi dato sensibile.

Un’ulteriore sviluppo della concezione del tempo fu effettuato dal filosofo francese Henri Bergson (1859 – 1941). Bergson si accorge che il tempo della fisica e il tempo della coscienza non coincidono ed esprime questo nella famosa affermazione “nel nostro io c'è successione senza esteriorità reciproca, fuori dell'io esteriorità reciproca senza successione".

Ma una vera e propria rivoluzione la portò Albert Einstein (1879 – 1955) con la sua Relatività Speciale, pubblicata nel 1905, nella quale descrive lo spazio e il tempo come elementi strettamente correlati tra loro, non considerabili più come due entità distinte (a differenza della fisica classica), è ciò che conduce ad introdurre per la prima volta il concetto di spazio-tempo.

Cenni di neuroscienze

Le neuroscienze stanno tentando di trovare una definizione di tempo in base agli effetti che questo ha sul comportamento e sui processi cerebrali.

È durante l’infanzia che sviluppiamo la consapevolezza del trascorrere del tempo, concomitante con lo sviluppo dell’attenzione e della memoria a breve termine (Gozlan, 2013). In generale è possibile affermare che la percezione del tempo sia la risultante dell'interazione dinamica tra esperienza personale e condizioni ambientali.

È stato dimostrato scientificamente come il sistema dopaminergico giochi un ruolo importante nella percezione, funzione esecutiva essenziale per il nostro sistema nervoso. La modulazione nel sistema dopaminergico costituisce un'importante base biochimica dei meccanismi neurali della percezione del tempo in una gamma molto ampia, da millisecondi a secondi, fino ad arrivare a ritmi quotidiani più lunghi (Tabella 1) (Marinho et al., 2018).

  

Tabella 1. Orologi biologici interni all’essere umano

Orologio interno

Ordine temporale

Funzione che svolge

Aree cerebrali coinvolte

1

Ore

Orologio circadiano che regola i ritmi sonno/veglia e dell’appetito

Nucleo soprachiasmatico

 

2

> 1 secondo

Controlli consci e cognitivi (es. l’attenzione)

Gangli basali, l’area supplementare motoria e le cortecce associative prefrontali e parietali

 

3

Millisecondi

Regola i processi automatici (es. controllo motorio)

Cervelletto

 

 Nonostante questi orologi interni si è visto che il trascorre del tempo fisico e quello che percepiamo non coincidono. Quindi è plausibile che nella nostra quotidianità commettiamo i cosiddetti temporal order errors (errori di ordine temporale), che rappresentano una nostra percezione distorta del trascorrere del tempo (Horr, 2016).

È stato dimostrato sugli animali (topi) come i neuroni dopaminergici, presenti in una regione del cervello definita substantia nigra pars compatta, possano alterare la percezione del tempo. Stimolando o inibendo queste cellule i topi si comportano come se il tempo si stesse muovendo più velocemente o lentamente. Più specificamente, l'aumento dell'attività della dopamina rallenta l'orologio interno degli animali, portandoli a sottostimare gli intervalli di tempo (Soares, Atallah, & Paton, 2016). Verosimilmente sembra che lo stesso avvenga anche negli esseri umani (Immagine 1).

Immagine 1. Percezione del tempo correlata ai livelli di dopamina

 

Siccome gli eventi piacevoli stimolano la produzione di dopamina nel cervello è per tale motivo che questi momenti ci sembrano sempre brevi, viceversa le esperienze negative sembra non finiscano mai.

  

Il tempo in PNL

Secondo la PNL il tempo esiste perché esistiamo noi, ovvero in base alla nostra percezione, e in quanto tale (per la PNL) possiamo modificarlo, ma procediamo con ordine…

L’uomo è l’unico essere vivente che misura il tempo. Quante volte abbiamo ascoltato o pronunciato la frase “non ho tempo”. Questa affermazione non è propriamente corretta, in quanto il tempo non è un oggetto! Non è qualcosa che possiamo possedere ad esempio come una penna o una macchina.

Inoltre l’uomo è anche l’unico essere vivente che pone il tempo nello spazio. Quando ci esprimiamo e facciamo riferimento a eventi passati, tramite il linguaggio non verbale, indichiamo solitamente qualcosa che sta posizionato dietro le nostre spalle. Allo stesso modo quando parliamo di eventi che devono ancora accadere indichiamo un punto davanti a noi. Quindi per noi il passato sta “dietro” e il futuro sta “davanti” a seconda di come siamo orientati/posizionati nel contesto. Questi “dietro” e “davanti” si spostano non appena modifichiamo la nostra posizione.

Esempio: stiamo osservando il mare dalla riva mentre chiacchieriamo con un amico, in base a quanto detto prima, per noi il futuro è posizionato nel mare, mentre il passato sulla spiaggia dietro le nostre spalle. Ora poniamo il caso che siamo sempre sulla riva del mare a chiacchierare con un amico, ma questa volta siamo rivolti verso l’ingresso dello stabilimento balneare. Il nostro futuro adesso lo vediamo in questa direzione, mentre il passato dietro di noi, nel mare.

Quante volte abbiamo ascoltato affermazioni come “lascia questa esperienza alle spalle”, “hai tutta la vita davanti”, “non guardarti in dietro”. Queste sono affermazioni che rinforzano il fatto che diamo una posizione spaziale al tempo.

Ognuno di noi ha una sua percezione personalissima del tempo e questa percezione per la PNL può essere una risorsa da utilizzare per creare un cambiamento o per pianificare con efficacia. L’insieme di tecniche che consentono di modificare tale percezione sono definite time line.

La Time Line

La Time Line, come molte tecniche in PNL, non è stata inventata dal nulla, ma sfrutta schemi di pensiero già presenti nelle persone.

Quando pensiamo ad un evento passato più comunemente lo portiamo alla mente come se fosse una fotografia, un’immagine ferma, creiamo inconsciamente una distorsione della realtà, dato che nessun evento che viviamo è statico. Inoltre pensando a più eventi, non solo creiamo più fotografie, ma le disponiamo in un certo ordine che per noi ha un significato. Cambiando l’ordine cambiamo anche significato.

Comunque, quanto più siamo in grado di recuperare un’esperienza “originale”, tanto più saremo in grado di modificarla, o meglio modificare la percezione che abbiamo di quell’evento.

Qui non riporterò nel dettaglio l’esercizio della Time Line perché non è l’obiettivo di questo scritto, comunque riassumerò i passaggi principali per dare un’idea della dinamica. È più usuale che venga applicata quando una persona ha un obiettivi futuri che vuole raggiungere in un determinato lasso di tempo:

  1. Si identificano due eventi nel futuro
  2. Si identificano due eventi nel passato
  3. Si uniscono i 4 punti identificati con una linea del tempo (che può avere un colore, una forma, una consistenza diversa per ciascuno)
  4. Si pensa all’obiettivo e lo si posiziona in un punto preciso sulla linea del tempo futura
  5. Si individua una risorsa utile, necessaria al raggiungimento dell’obiettivo
  6. Si va nel passato (percorrendo la linea del tempo) ad un momento in cu si ha avuto la stessa risorsa necessaria al raggiungimento dell’obiettivo e ci si ricorda di quel momento
  7. Si va all’obiettivo futuro, passando per il presente, e si entra in quello che viene definito lo “stato risorsa” e si immagina di avere al “massimo” la risorsa desiderata (qui bisognerebbe aprire una parentesi sulla gestione dello stato, per brevità non lo faccio!)
  8. Si va al giorno dopo rispetto a quello dell’obiettivo e si pensa a come è stato superarlo (es. facile, fattibile ecc.)
  9. Si torna al presente e si pensa alla prima azione da fare per raggiungere l’obiettivo.

Questa descritta è una versione sintetica e semplice dell’esercizio, ma in una versione più avanzata è possibile includere al suo interno anche altre tecniche di PNL come la gestione dello stato, le ancore e le posizioni percettive. Inoltre è importante avere tanto spazio a disposizione perché per qualcuno potrebbe avere l’obbiettivo collocato nella prossima settimana, ma per qualcun altro potrebbe essere previsto per il prossimo anno!

  

Bibliografia

Gozlan, M. (2013). A stopwatch on the brain's perception of time. The Guardian.

Horr, N. K. (2016). Mechanisms of short interval timing: how temporal structure modulates the perception of duration. University of Birmingham.  

Marinho, V., Oliveira, T., Rocha, K., Ribeiro, J., Magalhaes, F., Bento, T., . . . Teixeira, S. (2018). The dopaminergic system dynamic in the time perception: a review of the evidence. Int J Neurosci, 128(3), 262-282. doi: 10.1080/00207454.2017.1385614

Soares, S., Atallah, B. V., & Paton, J. J. (2016). Midbrain dopamine neurons control judgment of time. Science, 354(6317), 1273-1277. doi: 10.1126/science.aah5234