Dal Triangolo di Karpman alla Piramide di Casimof

L’errore del quadrato di Casimof

(di Sante Casimof)

 Anatoliy interviene nella discussione che sta avendo Boris con sua moglie Catia. Anatoliy sa che è da molto tempo ormai che Catia tradisce il suo migliore amico con un collega d’ufficio, ma lui è sempre stato affezionato ad entrambi e ritiene che la donna sia comunque l’anello debole del rapporto e vada difesa. La discussione si accende e da essere due i contendenti adesso divengono tre.

Catia interpreta l’intervento di Anatoliy non come un’azione indirizzata a difenderla, quanto un’intromissione nel rapporto, già teso, con il marito e lo invita, poco rispettosamente a farsi i fatti suoi. Boris non sa cosa fare, da una parte è infastidito con l’amico perché ha percepito che non stava prendendo le sue difese, dall’altra ha ancora delle cose da dire alla moglie. Anatoliy non ha intenzione di farsi da parte perché è stufo di questa situazione. Dice a entrambi che sono loro che tutte le volte che c’è lui iniziano a discutere e pretendono che lui prenda le difese di qualcuno e quando ciò succede allora si accaniscono contro di lui entrambi. Volano parole che sarebbe stato meglio l’asciare nell’hangar quando, a un certo punto, Catia, al colmo della rabbia, dice che invece di preoccuparsi delle storie matrimoniali degli altri sarebbe meglio se desse un’occhiata a casa sua per vedere cosa fa Darina quando lui è altrove.

Boris inizia ora a prendere le difese di Anatoliy che si è accasciato sulla poltrona, quella usata dal loro cane. Il silenzio cade nella stanza. Ora tutti sono immobili e riflettono su ciò che è appena accaduto.

 

Questo è un banale esempio del triangolo di Karpman (v. articolo Masci 6/2014) su cui non vale la pena di versare altre parole che difficilmente risulterebbero intelligenti. Mentre, vorrei fare una riflessione sull’articolo apparso su Psychological Weekly il mese scorso con la firma di Asso McFantie che rivela – non solo dal nome che l’ha sicuramente costretto a sopportare esperienze terribili durante gli anni del college – l’enorme confusione che alberga nella sua mente vacillante.

Il McFantie afferma che io avrei scardinato la topologia del triangolo drammatico (ibidem) trasformandolo in un quadrato. Quale follia!

Se Asso avesse letto, oltre le fotocopie degli appunti delle dispense di psicologia di qualche ignaro e ignoto professore addormentato nel campus, forse avrebbe le idee più chiare sulla differenza che esiste tra le figure piane e quelle solide.

Io, nel mio articolo sulle relazioni extraconiugali, ho parlato espressamente – oltre della moglie del McFantie – di ciò che lega e come viene legato il Salvatore la Vittima e il Carnefice. Chiunque può verificare questo anche solo leggendo il titolo a pagina 687 del "Psikhologiya zhurnal" novembre 2013. Anche per chi ha poca dimestichezza con il russo, "The Dramatic Pyramid" può apparire comprensibile – è probabile che McFantie non si sia accorto che la rivista esce anche in lingua inglese.

 

Sono convinto che ad ognuno dei lettori che mi legge in questo momento non sia sfuggito che esiste una differenza tra quadrati e piramidi. Forse la perplessità può essere dovuta a come un triangolo si possa trasformare in piramide? Questo è giusto e a questo posso rispondere con facilità: si prende il punto centrale del Triangolo Drammatico dato dall’intersezione delle tre bisettrici e si solleva nella terza dimensione a gradimento. Et voilà ecco una bella piramide.

Riassumo per gli interessati che non hanno avuto modo di leggere l’articolo in cui spiegavo che il triangolo di Karpman funziona solo se viene presa in considerazione un’ulteriore variabile di sistema, ovvero il contesto. Ci si scambia di ruolo, si passa dal Carnefice alla Vittima al Salvatore, solo se l’ambiente in cui ci si muove lo rende possibile.

I nostri tre amici dell’esempio precedente difficilmente si passerebbero la palla in una prigione curda o in un gulag siberiano, mentre in un salotto con persone impegnate a chiacchierare e a bere vodka si sentiranno a loro agio ad aggredire, a subire e ad aiutare il più debole – chiunque esso sia.

 

Ma non è solo questo (per una spiegazione più dettagliata v. "Psikhologiya zhurnal" 11/2013 pg 722-723), il contesto non è solo una variabile qualitativa bensì un indicatore di intensità della relazione disfunzionale (DRI). Per questo è una piramide e non un quadrato!

Se McFantie non avesse avuto gli orecchioni il giorno in cui la maestra spiegò le figure tridimensionali, il suo mondo sarebbe ora più ampio. Anziché muoversi come uno spillo su Flatland, potrebbe andare in centro a scolarsi un boccale – dalla forma inequivocabilmente cilindrica – di birra.

Comunque riporto una immagine esplicativa nel caso in cui Asso McFantie leggesse – almeno – questo articolo.

 


Sante Casimof, Counselor, fisico, direttore della Integrated Counselling School for Helping Profession di Minsk - Bielorussia